Questo schema riporta, in ordine cronologico, gli eventi ricordati dai cippi commemorativi lungo i percorsi de La Resistente.
Sta dormendo su un pagliericcio preparatogli con due tavoli nel Circolo Comunista della borgata dove si è rifugiato per sfuggire ad una vendetta fascista, dopo uno scontro con gli squadristi di Cervia.
Ma a seguito d’una delazione, le camicie nere riescono a scoprirne il nascondiglio.
Trovatolo, feriscono gravemente il Collina con cinque colpi di pistola, gli versano addosso una latta di benzina e danno fuoco a quel corpo morente.
Giovanni Collina, iscritto al Partito Comunista, muore dopo cinque giorni di agonia all’ospedale di Cesena.
Fonte: http://resistenzamappe.it/cesena/cs_antifascismo/cs_gastonesozzi
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4939
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4941
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4935
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4940
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4934
Giovanni (Guido) Barbanti, 44 anni.
Mercante di bestiame.
Otello (Gino) Fusconi, 17 anni.
Fratello del partigiano Giuseppe Fusconi.
Guglielmo Urbini, 43 anni, operaio.
Padre di Giovanni Urbini partigiano dell’8a Garibaldi.
Il capo della provincia di Forlì inasprì le norme sul coprifuoco e ordinò che fosse operato un rastrellamento a Cesena, con particolare attenzione alle frazioni note per la presenza di antifascisti.
Nell’operazione eseguita dalla GNR sotto la direzione del comando provinciale di Forlì, i fascisti avevano l’ordine di: setacciare la zona casa per casa alla ricerca di elementi antifascisti e renitenti, fucilare sul posto chi era in possesso di armi, arrestare e portare a Cesena chi era privo di documenti e tutti i renitenti alla leva.
Nel caso i ricercati non fossero presenti in casa, i fascisti avrebbero dovuto arrestare i familiari maschi e “idonei” dei ricercati, in modo da indurre questi ultimi a presentarsi al comando fascista della Guardia nazionale repubblicana di Cesena.
Al rastrellamento presero parte i militi del battaglione “Venezia Giulia” e fascisti di Cesena iscritti al PFR (fra i 300 e i 500 uomini, secondo fonti differenti).
L’azione iniziò all’alba del 29 aprile 1944 e investì le località di Martorano, Ronta, San Martino, San Giorgio, Calabrina e Bagnile. Gli antifascisti noti di Martorano e i renitenti alla leva furono concentrati davanti alla Casa del fascio sulla via Ravennate.
Durante la perquisizione delle abitazioni i fascisti fermarono Guglielmo Urbini, padre di un partigiano dell’8a brigata Garibaldi che si trovava a casa malato, e Gino Fusconi, fratello di Giuseppe, partigiano della 29a Gap, a sua volta antifascista e già arrestato a gennaio dello stesso anno e detenuto per circa tre mesi.
I fascisti inoltre fermarono la corriera Cesena-Ravenna e individuati a bordo due slavi, a suo tempo fuggiti da un campo di prigionia, li fecero scendere. I due slavi, Urbini e Fusconi furono uccisi nei pressi del fiume Savio nel quale i fascisti gettarono i corpi di Fusconi e dei due slavi. Giovanni Barbanti, fermato mentre rientrava a casa, fu ucciso in un campo del podere Ceccarelli posto fra Ronta e Martorano. Secondo la relazione del CLN e secondo le testimonianze, i fascisti lo uccisero per sottrargli una somma di denaro vista dai militi durante il controllo dei documenti.
Nella stessa operazione di Bagnile, i fascisti uccisero Valentino Morigi, Giorgio Bartolini e Secondo Fusignani.
Secondo il CLN la popolazione fu costretta ad assistere alla fucilazione dei due slavi. Solo il cadavere di uno dei due e quello di Fusconi vennero ritrovati qualche tempo dopo; i familiari di Barbanti poterono recuperare il corpo nel campo dei Ceccarelli solo dopo alcuni giorni, ma secondo la testimonianza della nipote di Barbanti i fascisti non concessero il permesso di celebrare i funerali.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5002
Secondo Fusignani, 21 anni. Calzolaio di Pisignano.
Giorgio Bartolini, 19 anni. Originario di Bagnile.
Urbano Morigi, 21 anni. Operaio di San Giorgio.
A Bagnile furono uccisi Secondo Fusignani, renitente che si era nascosto in un campo con altri giovani nei pressi di Bagnile e che i fascisti avevano individuato, ferendolo a una gamba e facendolo poi trasportare a Bagnile su un carro; Valentino (Urbano) Morigi, renitente alla leva, catturato nei pressi della sua abitazione a San Giorgio con un altro renitente; e Giorgio Bartolini, catturato nella sua abitazione dove era rimasto pensando di non doversi nascondere perché ritenuto rivedibile per la leva dato il suo fisico minuto.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4931
Guido Boschi, 21 anni. Falegname di Roversano
Restò colpito un soldato del battaglione M che si trovava in zona per un’operazione di polizia.
I fascisti, ritenendo che si fosse trattato di fuoco nemico, organizzarono un’immediata rappresaglia.
Nei primi interrogatori rilasciati agli inquirenti nel dopoguerra, Colli disse che i compagni del milite colpito dagli spari si recarono a casa sua e lo schiaffeggiarono e minacciarono come responsabile, ma saputo che era un milite della GNR, gli chiesero di indicare le case degli
antifascisti.
Le camice nere si recarono a casa di Guido Boschi mentre questo era in casa.
Boschi fu però visto da un altro gruppo di fascisti vicino al cimitero, individuato come renitente alla leva (pare fosse invece esonerato dal servizio militare) e ucciso.
Inoltre i fascisti picchiarono alcune persone, fermarono alcuni uomini e secondo alcuni testimoni avrebbero minacciato di incendiare il paese.
Il corpo di Boschi fu lasciato sul luogo dell’uccisione e, solo dopo l’ottenimento del permesso, fu possibile seppellirlo nel cimitero di Roversano.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5010
Il 10 luglio 1944 militari della GNR fermarono una quarantina di persone sospettate di aver saccheggiato la raffineria Montecatini danneggiata da bombardamento. Antonio Fantini, affetto da sordità, non si fermò quando gli fu intimato l’alt e solo per questo i fascisti lo uccisero.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4938
Torello Latini, 38 anni, commerciante di stoffe di Fabriano (AN)
Piero Maganza, 20 anni, falegname di Vernate (MI)
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4929
Virgilio Lucci, 68 anni. Proprietario terriero di Coldellanoce (AN).
Agapito Latini, 44 anni. Commerciante di stoffe di Fabriano (AN).
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5018
Antonio Cecchini, 19 anni, partigiano della 29a GAP
Renato Medri, 24 anni. Partigiano della Gap Mazzini, originario di Gattolino.
Primo Targhini, 19 anni. Partigiano della Gap Mazzini, originario di Gattolino.
Arnaldo Gaza, 19 anni. Marinaio di Cesenatico.
Tullio Giorgetti, 18 anni. Marinaio di Rimini.
Isacco Hakim, 27 anni. Commerciante di Bologna.
Rino Liverani, 18 anni. Marinaio di Imola.
Dino Ricci, 20 anni. Marinaio di Cesenatico.
Giuseppe Poggiali, 34 anni. Commerciante di Russi, maresciallo.
Angelo Prodi, 22 anni. Marinaio di Ravenna.
Guglielmo Zannuccoli, 18 anni. Bracciante di Cesenatico, marinaio.
Il gruppo era composto dal maresciallo Giuseppe Poggiali e dai giovani Gino Gusella, Rino Liverani, Angelo Prodi, Tullio Giorgetti, Guglielmo Zannuccoli e Sauro Casali in servizio al semaforo marittimo militare di Cesenatico fino al suo smantellamento, dopo il quale il gruppo decise di disertare e di unirsi alle formazioni partigiane.
Per farlo presero contatto con antifascisti e partigiani della zona di Cesenatico e si spostarono nei dintorni di Cesena per partire per l’Appennino e raggiungere l’8ª brigata Garibaldi.
La sera del 18 agosto 1944 il gruppo, a cui si erano aggiunti altri tre uomini che volevano aggregarsi ai partigiani Dino Ricci, Arnaldo Gaza e Isacco “Sascia” Hakim, si trovava a Ponte Ruffio nella casa colonica della famiglia Pieri.
Qui, grazie ad una delazione di uno dei partigiani che aveva indirizzato i marinai in zona e che, dopo essere stato catturato, svolgeva il ruolo di informatore dei fascisti, venti o trenta brigatisti neri di Cesena (secondo alcune fonti unitamente ad alcuni tedeschi) raggiunsero i marinai e gli altri tre uomini che si erano uniti a loro, li fecero prigionieri e, legatili tutti insieme, li portarono al centro del ponte di Ruffio e li uccisero.
Sauro Casali si salvò perché all’arrivò dei fascisti si trovava fuori dalla casa e fuggì.
Gino Gusella fu legato con gli altri, ma fu solo ferito ad un braccio e si salvò fingendosi morto tra i corpi dei compagni.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5537
Colombo Barducci, 25 anni. Colono di Ronta e partigiano 29a Gap.
Ernesto Barbieri, 40 anni. Segretario del CLN di Cesena, originario di San Giorgio.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5543
Durante la prigionia, fu inviato nell’Ennstal a tagliare un bosco e tentò la fuga assieme a Remo Sottili e Goffredo Bonciani, ripresi, furono condannati alla ghigliottina. Sentenza eseguita il 29 agosto 1944, prima di morire scrisse due lettere indirizzate alla fidanzata e allo zio.
Adamo Arcangeli, 24 anni. Partigiano di Cesenatico.
Urbano Fusconi, 21 anni. Meccanico di Cesena. Partigiano.
Gino Cecchini, 33 anni. Barbiere di Cesenatico. Partigiano.
Gino Quadrelli, 31 anni. Marinaio di Cesenatico. Partigiano.
Gino Sintoni, 32 anni. Colono di Cesena. Partigiano.
Urbano Sintoni, 37 anni. Manovale di Cesena. Partigiano.
Sebastiano Sacchetti, 32 anni. Operaio di Cesenatico. Partigiano.
Oberdan Trombetti, 35 anni. Partigiano di Bologna.
Nei giorni attorno al 20 agosto 1944 i fascisti arrestarono Urbano e Gino Sintoni nella loro abitazione di Villalta di Cesenatico.
Urbano Fusconi fu invece catturato a San Giorgio il 22 agosto 1944, quando i fascisti irruppero a casa del colono Colombo Barducci dove si era da poco conclusa una riunione di antifascisti tra cui il responsabile del CLN di Cesena Ernesto Barbieri. Fusconi riuscì a fuggire e a nascondersi, ma fu trovato e arrestato.
Tra gli arrestati di quei giorni vi erano anche Adamo Arcangeli, Dino Ricci, Dario e Clara Sintoni, fratello e sorella di Gino e Urbano e Iris Casadio, cognata dei Sintoni. Antonio Sintoni, marito di Iris e fratello di Gino e Urbano riuscì a fuggire.
In una relazione del settembre 1944 per il capo della provincia di Forlì stesa dal segretario del Fascio di Cesena Guido Garaffoni, si nominano tra gli arrestati: Maria Di Lorenzo, Afra Montanari, Giovanna Brandolini, Giuseppina Manuzzi, Pia Battistini, Mario Lumini, Giulio Pellicciari, Quinta Buccelli, Ester Buccelli, Armando Faraoni, Elmo Farnedi, Romeo Motta deportati in Germania.
Dei catturati, Arcangeli, i fratelli Urbano e Gino Sintoni, Trombetti, Quadrelli, Cecchini, Sacchetti e Fusconi furono condotti alla Rocca Malatestiana di Cesena e, dopo essere stati interrogati e torturati, la sera del 3 settembre 1944 furono portati nello sferisterio della Rocca, legati con un’unica fune, e fucilati.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5524
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5504
Il 27 settembre 1944 Lucia Ambrogiani e il nipote di 10 anni si recarono al rifugio che era servito da abitazione alla loro famiglia dopo che i tedeschi li avevano cacciati da casa per installarvi un reparto in ritirata e che in quel momento era anch’esso occupato da una pattuglia di tedeschi. I militari cacciarono in malo modo la donna e il bambino che volevano prendere alcune cose di loro proprietà e Lucia Ambrogiani protestò. Mentre la donna e il nipote si allontanavano dal rifugio i tedeschi spararono loro addosso, uccidendo Lucia Ambrogiani.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5507
Ubaldo Farabegoli, 18 anni. Partigiano.
Giuseppe Piraccini, 44 anni. Partigiano.
Amedeo Ridolfi, 25 anni. Colono di San Tommaso. Partigiano.
Augusto Ridolfi, 48 anni. Colono di San Tommaso. Partigiano.
Primo Ridolfi, 53 anni. Colono di San Tommaso. Partigiano.
Armando Vicini, 30 anni. Partigiano.
Vennero poi tutti rilasciati, tutti tranne sei uomini interrogati direttamente dal generale Hoppe. Dopo l’interrogatorio dei sei uomini non se ne seppe più nulla sino all’11 gennaio 1945 quando il contadino Bruno Antonucci, nel lavorare il podere in località San Tommaso, rinvenne sei corpi uccisi con un colpo di mazzetta alla nuca: Ubaldo Farabegoli, anni 19; Dino Piraccini, anni 44; Amedeo Ridolfi, anni 25; Augusto Ridolfi anni 48; Primo Ridolfi, anni 53; Armando Vicini, anni 30.
Fonte: Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena
Guido Renzi, 24 anni. Perito industriale impiegato di Borghi. Partigiano.
Mario Renzi, 32 anni. Agricoltore di Borghi. Partigiano.
Raffaele Gnudi, 34 anni. Meccanico di Borghi. Partigiano.
Guerrino Vandi, 29 anni. Partigiano di Viserba.
Alcuni tedeschi attaccarono casa Renzi e, al termine dell’azione, costrinsero cinque uomini italiani, Raffaele Gnudi, Guerrino Vandi, i due cugini Renzi, Guido e Mario, e l’anziano padrone di Casa Adamo Renzi, a seguirli per trasportare i feriti all’ospedale da campo di Santa Paola. Questi erano accusati di essere favoreggiatori delle truppe alleate.
Solo Adamo Renzi fu lasciato libero di tornare a casa, mentre gli altri furono costretti a proseguire con i tedeschi fino a Carpineta, raggiunta dopo 3 giorni nel 30 settembre 1944. I prigionieri furono costretti a restare con i tedeschi nella sede del loro comando, insediato nell’abitazione della famiglia Strada.
Il 4 ottobre 1944 i quattro italiani prigionieri furono fucilati dai tedeschi dopo essere stati obbligati a scavarsi la fossa.
I loro corpi furono sepolti da alcuni civili nei pressi del luogo dell’uccisione; in seguito furono traslati nei cimiteri dei rispettivi luoghi di residenza.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5499
Attilio Santini, anni 39, operaio.
Armando Santini, anni 34, falegname.
Paolo Gobbi, anni 62.
Alcuni tedeschi attaccarono casa Gobbi facendo prigionieri Paolo Gobbi, Armando, Attilio e Davide Santini, accusati di essere favoreggiatori degli Alleati. Questi furono costretti a seguire i militari per trasportare un soldato indiano rimasto ferito.
Davide Santini, non riuscendo a seguire il gruppo, fu lasciato libero di tornare a casa, mentre gli altri furono costretti ad arrivare fino all’ospedale da campo di Santa Paola e poi a casa Fabbri presso Castiglione di Roncofreddo (FC).
Qui, nel pomeriggio del 4 ottobre 1944, secondo una prima ricostruzione, Paolo Gobbi e Armando Santini furono fucilati in una vigna dopo essere stati costretti a scavarsi la fossa, mentre Attilio Santini venne fucilato nella serata dello stesso giorno. Una fonte differente, invece, racconta che i tre uomini furono uccisi nello stesso momento.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5501
Rastrellato dai tedeschi e adibito a lavori di fortificazione lungo la via Cervese, Belli muore il 13 ottobre 1944 all’ospedale […] di Cesena, dove era stato ricoverato, per le ferite causate dalle schegge d’una granata, da cui era stato colpito qualche giorno prima, mentre lavorava sotto l’oppressione tedesca.
Giovanni Solfrini, 32 anni. Colono, partigiano della 29a GAP.
Luigi Benini, 28 anni. Impiegato, partigiano della 29a GAP.
Angelo Sasselli, 29 anni. Colono, partigiano della 29a GAP.
Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4928