Cronologia


Questo schema riporta, in ordine cronologico, gli eventi ricordati dai cippi commemorativi lungo i percorsi de La Resistente.

San Giorgio
Giovanni Collina è trucidato la notte del 29 maggio 1922 a San Giorgio di Cesena.
Sta dormendo su un pagliericcio preparatogli con due tavoli nel Circolo Comunista della borgata dove si è rifugiato per sfuggire ad una vendetta fascista, dopo uno scontro con gli squadristi di Cervia.
Ma a seguito d’una delazione, le camicie nere riescono a scoprirne il nascondiglio.
Trovatolo, feriscono gravemente il Collina con cinque colpi di pistola, gli versano addosso una latta di benzina e danno fuoco a quel corpo morente.
Giovanni Collina, iscritto al Partito Comunista, muore dopo cinque giorni di agonia all’ospedale di Cesena.
Cesena
Gastone Sozzi nacque a Cesena l’8 marzo 1903. Figlio di militanti del PSI, aderì sin dalla sua fondazione al Partito Comunista d’Italia, per il quale svolse intensa attività di propaganda. Venne arrestato a Milano il 4 novembre 1927 e tradotto nel carcere di Perugia, accusato di cospirazione contro lo Stato. Affinché rivelasse i nomi dei compagni coinvolti nella propaganda comunista, fu torturato per settimane fino alla morte il 6 febbraio 1928. Lasciò un figlio appena nato, Sergio, che non lo poté mai conoscere.

Fonte: http://resistenzamappe.it/cesena/cs_antifascismo/cs_gastonesozzi

Cesena
Pio Amaduzzi nato a Cesena l’8 gennaio 1909, professione maniscalco.
Arrestato sotto l’accusa di svolgere attività politica e di essere iscritto al Partito Comunista Italiano. Sottoposto a maltrattamenti e a strazianti torture, per indurlo a confessare i nomi dei suoi compagni, muore l’11 luglio 1941. La direzione del carcere e la polizia fascista misero in atto il loro sistema di simulare il suicidio. Fu trovato impiccato nella cella del carcere di Forlì.
Cesena
Scevola Riceputi nato a Cesena il 20 luglio 1913, professione arrotino.
Arrestato il 12 novembre 1940, fu portato davanti al Tribunale Speciale fascista e condannato a 8 anni di carcere. Morì nel carcere di Civitavecchia l’11 aprile 1942. Da testimonianze di compagni, anch’essi reclusi nello stesso carcere, la sua morte fu provocata dalle percosse e maltrattamenti subiti al momento dell’arresto e nello stesso carcere di Civitavecchia.
Cesena
Derno Varo, nato a Cesena il 20 dicembre 1912, professione cameriere.
Arrestato, è ben due volte portato davanti al Tribunale Speciale fascista. Con due sentenze fu condannato a 18 anni di carcere. L’imputazione era di propaganda e costituzione del Partito Comunista. Morì nel carcere di Civitavecchia, ove scontava la pena, il 12 aprile 1943. Compagni che furono testimoni della sua morte, affermano che se fosse stato libero e curato si sarebbe salvato.
Cesena
Il 16 ottobre 1943 Renato Montalti si recò, insieme a sua madre Rina Dall’Ara e ad altre persone, alla caserma Amedeo di Savoia di Cesena per raccogliere legna e altro materiale di casermaggio abbandonato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Mentre stava per andarsene, Montalti incontrò un giovane fascista che conosceva e, questi, pare dopo avergli parlato o intimato di fermarsi, lo uccise mentre Montalti stava attraversando il fiume per raggiungere la madre sull’altra riva.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4939

Cesena
Eugenio Magnani fu ucciso a Cesena nella sua abitazione all’alba del 25 dicembre 1943 da un milite fascista dell’82a legione della Milizia di Forlì, facente parte di una pattuglia di tre militi guidata da un appartenente al 76a battaglione costiero fortezza.
Secondo la documentazione fascista, l’uccisione è da mettere in relazione con il tentativo di individuare gli autori di alcuni attentati a fascisti avvenuti a Cesena e Forlì nei giorni precedenti il Natale 1943.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4941

Cesena
La sera del 10 gennaio 1944 Dino Cappelli fu portato nella mensa tedesca di Cesena, dove un militare tedesco gli sparò accusandolo di aver sottratto del burro dalla mensa dove lavorava come cameriere. Morì il giorno 11 gennaio 1944.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4935

Cesena
Mario Guidazzi, 47 anni, rappresentante di commercio di Cesena, Antifascista, repubblicano, cognato di Cino Macrelli.
Il 22 gennaio 1944 a Cesena, durante un corteo fascista per prelevare dall’ospedale la salma di un milite ucciso e celebrarne il funerale, Guidazzi fu prima minacciato e picchiato da due militi del battaglione Guardia del Duce e infine ucciso dal sergente maggiore dello stesso reparto.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4940

Cesena
Werther Ricchi fu arrestato il 23 marzo 1944 e messo a disposizione del segretario del fascio di Cesena. Fu torturato a lungo. Il 4 maggio 1944 venne fatto ricoverare in ospedale dai fascisti della GNR poiché era gravemente ferito alla testa. Secondo i fascisti si era ferito gettandosi dalla finestra della cella in un tentativo di suicidio . La versione antifascista sostiene invece che i fascisti abbiano dichiarato che Ricchi tentò di suicidarsi per nascondere la reale causa della morte, cioè le torture.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4934

Martorano

Giovanni (Guido) Barbanti, 44 anni.
Mercante di bestiame.

Otello (Gino) Fusconi, 17 anni.
Fratello del partigiano Giuseppe Fusconi.

Guglielmo Urbini, 43 anni, operaio.
Padre di Giovanni Urbini partigiano dell’8a Garibaldi.
Nell’aprile 1944 i partigiani di Cesena misero a punto una serie di azionidi e atti di sabotaggio contro i fascisti; in due di queste azioni, il 26 e il 28 aprile 1944, i partigiani uccisero due militi del battaglione “Venezia Giulia”.
Il capo della provincia di Forlì inasprì le norme sul coprifuoco e ordinò che fosse operato un rastrellamento a Cesena, con particolare attenzione alle frazioni note per la presenza di antifascisti.
Nell’operazione eseguita dalla GNR sotto la direzione del comando provinciale di Forlì, i fascisti avevano l’ordine di: setacciare la zona casa per casa alla ricerca di elementi antifascisti e renitenti, fucilare sul posto chi era in possesso di armi, arrestare e portare a Cesena chi era privo di documenti e tutti i renitenti alla leva.
Nel caso i ricercati non fossero presenti in casa, i fascisti avrebbero dovuto arrestare i familiari maschi e “idonei” dei ricercati, in modo da indurre questi ultimi a presentarsi al comando fascista della Guardia nazionale repubblicana di Cesena.
Al rastrellamento presero parte i militi del battaglione “Venezia Giulia” e fascisti di Cesena iscritti al PFR (fra i 300 e i 500 uomini, secondo fonti differenti).
L’azione iniziò all’alba del 29 aprile 1944 e investì le località di Martorano, Ronta, San Martino, San Giorgio, Calabrina e Bagnile. Gli antifascisti noti di Martorano e i renitenti alla leva furono concentrati davanti alla Casa del fascio sulla via Ravennate.
Durante la perquisizione delle abitazioni i fascisti fermarono Guglielmo Urbini, padre di un partigiano dell’8a brigata Garibaldi che si trovava a casa malato, e Gino Fusconi, fratello di Giuseppe, partigiano della 29a Gap, a sua volta antifascista e già arrestato a gennaio dello stesso anno e detenuto per circa tre mesi.
I fascisti inoltre fermarono la corriera Cesena-Ravenna e individuati a bordo due slavi, a suo tempo fuggiti da un campo di prigionia, li fecero scendere. I due slavi, Urbini e Fusconi furono uccisi nei pressi del fiume Savio nel quale i fascisti gettarono i corpi di Fusconi e dei due slavi. Giovanni Barbanti, fermato mentre rientrava a casa, fu ucciso in un campo del podere Ceccarelli posto fra Ronta e Martorano. Secondo la relazione del CLN e secondo le testimonianze, i fascisti lo uccisero per sottrargli una somma di denaro vista dai militi durante il controllo dei documenti.
Nella stessa operazione di Bagnile, i fascisti uccisero Valentino Morigi, Giorgio Bartolini e Secondo Fusignani.
Secondo il CLN la popolazione fu costretta ad assistere alla fucilazione dei due slavi. Solo il cadavere di uno dei due e quello di Fusconi vennero ritrovati qualche tempo dopo; i familiari di Barbanti poterono recuperare il corpo nel campo dei Ceccarelli solo dopo alcuni giorni, ma secondo la testimonianza della nipote di Barbanti i fascisti non concessero il permesso di celebrare i funerali.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5002

Bagnile

Secondo Fusignani, 21 anni. Calzolaio di Pisignano.

Giorgio Bartolini, 19 anni. Originario di Bagnile.

Urbano Morigi, 21 anni. Operaio di San Giorgio.

A Bagnile furono uccisi Secondo Fusignani, renitente che si era nascosto in un campo con altri giovani nei pressi di Bagnile e che i fascisti avevano individuato, ferendolo a una gamba e facendolo poi trasportare a Bagnile su un carro; Valentino (Urbano) Morigi, renitente alla leva, catturato nei pressi della sua abitazione a San Giorgio con un altro renitente; e Giorgio Bartolini, catturato nella sua abitazione dove era rimasto pensando di non doversi nascondere perché ritenuto rivedibile per la leva dato il suo fisico minuto.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4931

Roversano

Guido Boschi, 21 anni. Falegname di Roversano
Il 5 maggio 1944 Geremia Colli, iscritto al PFR e milite della GNR, e un soldato tedesco che era con lui dalla sera precedente (quando i due lanciarono alcune bombe a mano nel paese senza motivo) spararono alcuni colpi di moschetto dalla finestra della casa di Colli a Roversano.
Restò colpito un soldato del battaglione M che si trovava in zona per un’operazione di polizia.
I fascisti, ritenendo che si fosse trattato di fuoco nemico, organizzarono un’immediata rappresaglia.
Nei primi interrogatori rilasciati agli inquirenti nel dopoguerra, Colli disse che i compagni del milite colpito dagli spari si recarono a casa sua e lo schiaffeggiarono e minacciarono come responsabile, ma saputo che era un milite della GNR, gli chiesero di indicare le case degli
antifascisti.
Le camice nere si recarono a casa di Guido Boschi mentre questo era in casa.
Boschi fu però visto da un altro gruppo di fascisti vicino al cimitero, individuato come renitente alla leva (pare fosse invece esonerato dal servizio militare) e ucciso.
Inoltre i fascisti picchiarono alcune persone, fermarono alcuni uomini e secondo alcuni testimoni avrebbero minacciato di incendiare il paese.
Il corpo di Boschi fu lasciato sul luogo dell’uccisione e, solo dopo l’ottenimento del permesso, fu possibile seppellirlo nel cimitero di Roversano.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5010

Bagnile
Filippo Gasperoni, nato a Cesena il 1° aprile 1907, emigra nel 1925 in Argentina, nel 1933 torna in Italia e un anno più tardi, durante il servizio di leva, viene condannato dal Tribunale speciale per offese al Duce.
Terminata la detenzione e rientrato al servizio militare, diserta in Jugoslavia e viene condannato dal Tribunale militare una volta rientrato in patria.
Cessato il periodo di reclusione a Gaeta, e successivamente congedato, torna nella nativa Cesena dove trova lavoro presso l’Arrigoni, fabbrica che vede la presenza di una importante cellula antifascista. Qui, in seguito ad un diverbio con un collega in merito alla guerra civile spagnola, viene condannato a due anni di confino che sconterà a Pisticci (Matera). Dopo la caduta del fascismo la sua casa di Bagnile diventa punto di riferimento dei primi gruppi partigiani, che avrebbero poi dato vita alla 29a Brigata GAP “Gastone Sozzi”. Gasperoni, viene catturato dai nazifascisti il 20 aprile 1944 a Bagnile, tradotto nel carcere di Forlì e successivamente fucilato l’8 giugno.

Fonte: http://partigiano.bagnile.it/docs/Timeline3.pdf

Cesena

Il 10 luglio 1944 militari della GNR fermarono una quarantina di persone sospettate di aver saccheggiato la raffineria Montecatini danneggiata da bombardamento. Antonio Fantini, affetto da sordità, non si fermò quando gli fu intimato l’alt e solo per questo i fascisti lo uccisero.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4938

Bagnile

Torello Latini, 38 anni, commerciante di stoffe di Fabriano (AN)

Piero Maganza, 20 anni, falegname di Vernate (MI)
In rappresaglia all’uccisione di un tedesco, quattro uomini incarcerati a Forlì a disposizione del comando della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza delle SS (Sipo-SD) furono prelevati dal luogo di detenzione, portati nella zona di Bagnile e impiccati a due alberi. Si trattava di quattro uomini arrestati nelle Marche e trasferiti a Forlì: i due fratelli Agapito e Torello Latini, Pietro Maganza e Virgilio Lucci. Torello Latini e Maganza furono impiccati a Bagnile in via Rovescio, mentre Agapito Latini e Lucci furono impiccati a San Giorgio lungo strada per Bagnile al Botteghino. I corpi furono lasciati esposti in modo da terrorizzare la popolazione.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4929

San Giorgio

Virgilio Lucci, 68 anni. Proprietario terriero di Coldellanoce (AN).

Agapito Latini, 44 anni. Commerciante di stoffe di Fabriano (AN).
In rappresaglia per l’uccisione di un tedesco, quattro uomini incarcerati a Forlì a disposizione del comando della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza delle SS (Sipo-SD) furono prelevati dal luogo di detenzione, portati nella zona di Bagnile e impiccati a due alberi. Si trattava di quattro uomini arrestati nelle Marche e trasferiti a Forlì: i due fratelli Agapito e Torello Latini, Pietro Maganza e Virgilio Lucci. Torello Latini e Maganza furono impiccati a Bagnile in via Rovescio, mentre Agapito Latini e Lucci furono impiccati a San Giorgio lungo strada per Bagnile al Botteghino. I corpi furono lasciati esposti in modo da terrorizzare la popolazione.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5018

Bagnile

Antonio Cecchini, 19 anni, partigiano della 29a GAP
Il 26 luglio 1944 Antonio Cecchini, nascosto in un rifugio nascosto in un pagliaio nei pressi della casa dei nonni materni a Bagnile, forse a causa del caldo uscì dal rifugio per andare a prendere dell’acqua. Fu visto da alcuni tedeschi che gli chiesero i documenti. Cecchini disse che sarebbe andato in casa a prenderli e una volta entrato in casa cercò di fuggire dal retro. I tedeschi lo videro e gli spararono.
Gattolino

Renato Medri, 24 anni. Partigiano della Gap Mazzini, originario di Gattolino.

Primo Targhini, 19 anni. Partigiano della Gap Mazzini, originario di Gattolino.
Due partigiani giovanissimi, Renato Medri (nato a Cesena il 27/08/20 e residente a Gattolino) e Primo Targhini (nato a Cesena il 20/02/25 e residente a Gattolino) furono fucilati dai nazifascisti il 13/08/44. La fucilazione avvenne davanti a una vigna, attualmente non più esistente, nel campo in cui ancora oggi si erge il Cippo in loro memoria. I due partigiani appartenevano alla formazione della bassa cesenate centuriata, i GAP (gruppo di azione patriottica), sostenuti dalla solidarietà delle famiglie contadine di quel luogo. I due giovani avevano disertato la chiamata alle armi dell’esercito fascista per combattere per gli ideali della libertà e della democrazia. In seguito ai rastrellamenti della bassa cesenate, indicata come “Ferro di cavallo” rifugio dei partigiani, i due partigiani furono trovati sotto a un pagliaio, catturati, legati con le mani dietro la schiena e fucilati senza possibilità di difesa con l’accusa trovati in possesso di armi.

Fonte: http://www.pietredellamemoria.it/pietre/cippo-ai-partigiani-medri-renato-e-targhini-primo-gattolino-di-cesena

Ponte Ruffio

Arnaldo Gaza, 19 anni. Marinaio di Cesenatico.

Tullio Giorgetti, 18 anni. Marinaio di Rimini.

Isacco Hakim, 27 anni. Commerciante di Bologna.

Rino Liverani, 18 anni. Marinaio di Imola.

Dino Ricci, 20 anni. Marinaio di Cesenatico.

Giuseppe Poggiali, 34 anni. Commerciante di Russi, maresciallo.

Angelo Prodi, 22 anni. Marinaio di Ravenna.

Guglielmo Zannuccoli, 18 anni. Bracciante di Cesenatico, marinaio.
Nella seconda metà di agosto del 1944 le Brigate nere riuscirono, grazie alla collaborazione di alcuni delatori, tra cui un ex partigiano catturato (secondo alcuni testimoni poteva trattarsi di un infiltrato), a individuare numerosi membri dei Gap della zona di Cesenatico e un gruppo di marinai disertori.
Il gruppo era composto dal maresciallo Giuseppe Poggiali e dai giovani Gino Gusella, Rino Liverani, Angelo Prodi, Tullio Giorgetti, Guglielmo Zannuccoli e Sauro Casali in servizio al semaforo marittimo militare di Cesenatico fino al suo smantellamento, dopo il quale il gruppo decise di disertare e di unirsi alle formazioni partigiane.
Per farlo presero contatto con antifascisti e partigiani della zona di Cesenatico e si spostarono nei dintorni di Cesena per partire per l’Appennino e raggiungere l’8ª brigata Garibaldi.
La sera del 18 agosto 1944 il gruppo, a cui si erano aggiunti altri tre uomini che volevano aggregarsi ai partigiani Dino Ricci, Arnaldo Gaza e Isacco “Sascia” Hakim, si trovava a Ponte Ruffio nella casa colonica della famiglia Pieri.
Qui, grazie ad una delazione di uno dei partigiani che aveva indirizzato i marinai in zona e che, dopo essere stato catturato, svolgeva il ruolo di informatore dei fascisti, venti o trenta brigatisti neri di Cesena (secondo alcune fonti unitamente ad alcuni tedeschi) raggiunsero i marinai e gli altri tre uomini che si erano uniti a loro, li fecero prigionieri e, legatili tutti insieme, li portarono al centro del ponte di Ruffio e li uccisero.
Sauro Casali si salvò perché all’arrivò dei fascisti si trovava fuori dalla casa e fuggì.
Gino Gusella fu legato con gli altri, ma fu solo ferito ad un braccio e si salvò fingendosi morto tra i corpi dei compagni.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5537

San Giorgio

Colombo Barducci, 25 anni. Colono di Ronta e partigiano 29a Gap.

Ernesto Barbieri, 40 anni. Segretario del CLN di Cesena, originario di San Giorgio.
Nella seconda metà di agosto del 1944 le Brigate nere riuscirono, grazie alla collaborazione di alcuni delatori tra cui un ex partigiano catturato (secondo alcuni testimoni poteva trattarsi di un infiltrato), a individuare un gruppo di marinai disertori che volevano unirsi alle formazioni partigiane e numerosi membri dei Gap della zona di Cesenatico (FC), in parte uccisi. Nel corso delle operazioni che portarono agli arresti, il 22 agosto 1944 i fascisti, grazie ad una delazione, si presentarono a casa del colono Colombo Barducci al confine fra Ronta e San Giorgio (FC), dove si era appena conclusa una riunione di antifascisti. Colombo Barducci ed Ernesto Barbieri, segretario del CLN di Cesena tentarono di fuggire, ma i fascisti li uccisero. Secondo la documentazione dell’Anpi di Forlì-Cesena Barbieri restò ferito e fu un fascista a finirlo a colpi di pistola.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5543

Gattolino
Pietro Pironi, insegnante elementare di 22 anni, Partigiano dell’8ª Garibaldi, nel corso del grande rastrellamento di aprile, il giorno 16, veniva catturato dai tedeschi e inviato in campo di concentramento in Germania.
Durante la prigionia, fu inviato nell’Ennstal a tagliare un bosco e tentò la fuga assieme a Remo Sottili e Goffredo Bonciani, ripresi, furono condannati alla ghigliottina. Sentenza eseguita il 29 agosto 1944, prima di morire scrisse due lettere indirizzate alla fidanzata e allo zio.

Rocca Malatestiana

Adamo Arcangeli, 24 anni. Partigiano di Cesenatico.

Urbano Fusconi, 21 anni. Meccanico di Cesena. Partigiano.

Gino Cecchini, 33 anni. Barbiere di Cesenatico. Partigiano.

Gino Quadrelli, 31 anni. Marinaio di Cesenatico. Partigiano.

Gino Sintoni, 32 anni. Colono di Cesena. Partigiano.

Urbano Sintoni, 37 anni. Manovale di Cesena. Partigiano.

Sebastiano Sacchetti, 32 anni. Operaio di Cesenatico. Partigiano.

Oberdan Trombetti, 35 anni. Partigiano di Bologna.
Nella seconda metà di agosto del 1944 le Brigate nere riuscirono a individuare un gruppo di marinai disertori che volevano unirsi alle formazioni partigiane (uccisi a Ponte Ruffio il 18 agosto 1944) e numerosi membri dei Gap della zona di Cesenatico.
Nei giorni attorno al 20 agosto 1944 i fascisti arrestarono Urbano e Gino Sintoni nella loro abitazione di Villalta di Cesenatico.
Sebastiano Sacchetti, Oberdan Trombetti, Gino Quadrelli e Gino Cecchini furono catturati nella casa di quest’ultimo a Bagnarola di Cesenatico: i quattro uomini erano fra i responsabili dell’affondamento di due barconi nel porto canale. L’episodio è risalente al luglio 1944, congegnato e attuato per evitare che i nazisti prendessero i barconi e li affondassero all’entrata del porto con lo scopo di impedire agli Alleati l’ingresso a Cesenatico.
Urbano Fusconi fu invece catturato a San Giorgio il 22 agosto 1944, quando i fascisti irruppero a casa del colono Colombo Barducci dove si era da poco conclusa una riunione di antifascisti tra cui il responsabile del CLN di Cesena Ernesto Barbieri. Fusconi riuscì a fuggire e a nascondersi, ma fu trovato e arrestato.
Tra gli arrestati di quei giorni vi erano anche Adamo Arcangeli, Dino Ricci, Dario e Clara Sintoni, fratello e sorella di Gino e Urbano e Iris Casadio, cognata dei Sintoni. Antonio Sintoni, marito di Iris e fratello di Gino e Urbano riuscì a fuggire.
In una relazione del settembre 1944 per il capo della provincia di Forlì stesa dal segretario del Fascio di Cesena Guido Garaffoni, si nominano tra gli arrestati: Maria Di Lorenzo, Afra Montanari, Giovanna Brandolini, Giuseppina Manuzzi, Pia Battistini, Mario Lumini, Giulio Pellicciari, Quinta Buccelli, Ester Buccelli, Armando Faraoni, Elmo Farnedi, Romeo Motta deportati in Germania.
Dei catturati, Arcangeli, i fratelli Urbano e Gino Sintoni, Trombetti, Quadrelli, Cecchini, Sacchetti e Fusconi furono condotti alla Rocca Malatestiana di Cesena e, dopo essere stati interrogati e torturati, la sera del 3 settembre 1944 furono portati nello sferisterio della Rocca, legati con un’unica fune,  e fucilati.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5524

Tribola
Il 26 settembre 1944 tedeschi in ritirata uccisero Pietro Bugli in prossimità di un rifugio a Tribola (FC).

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5504

San Giovanni in Galilea

Il 27 settembre 1944 Lucia Ambrogiani e il nipote di 10 anni si recarono al rifugio che era servito da abitazione alla loro famiglia dopo che i tedeschi li avevano cacciati da casa per installarvi un reparto in ritirata e che in quel momento era anch’esso occupato da una pattuglia di tedeschi. I militari cacciarono in malo modo la donna e il bambino che volevano prendere alcune cose di loro proprietà e Lucia Ambrogiani protestò. Mentre la donna e il nipote si allontanavano dal rifugio i tedeschi spararono loro addosso, uccidendo Lucia Ambrogiani.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5507

San Tommaso

Ubaldo Farabegoli, 18 anni. Partigiano.

Giuseppe Piraccini, 44 anni. Partigiano.

Amedeo Ridolfi, 25 anni. Colono di San Tommaso. Partigiano.

Augusto Ridolfi, 48 anni. Colono di San Tommaso. Partigiano.

Primo Ridolfi, 53 anni. Colono di San Tommaso. Partigiano.

Armando Vicini, 30 anni. Partigiano.
Nel settembre 1944 l’area di Madonna dell’Olivo, San Tommaso, Monte Leone fu occupata dalla 278° Divisione di fanteria comandata dal generale Hoppe. Dal deposito della Divisione furono sottratte numerose armi. Il 26 settembre la gendarmeria aggregata alla divisione arrestò i residenti delle case vicine al deposito e li sottopose a “interrogatori”.
Vennero poi tutti rilasciati, tutti tranne sei uomini interrogati direttamente dal generale Hoppe. Dopo l’interrogatorio dei sei uomini non se ne seppe più nulla sino all’11 gennaio 1945 quando il contadino Bruno Antonucci, nel lavorare il podere in località San Tommaso, rinvenne sei corpi uccisi con un colpo di mazzetta alla nuca: Ubaldo Farabegoli, anni 19; Dino Piraccini, anni 44; Amedeo Ridolfi, anni 25; Augusto Ridolfi anni 48; Primo Ridolfi, anni 53; Armando Vicini, anni 30.

Fonte: Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena

Carpineta

Guido Renzi, 24 anni. Perito industriale impiegato di Borghi. Partigiano.

Mario Renzi, 32 anni. Agricoltore di Borghi. Partigiano.

Raffaele Gnudi, 34 anni. Meccanico di Borghi. Partigiano.

Guerrino Vandi, 29 anni. Partigiano di Viserba.
Il 27 settembre 1944 una pattuglia di militari indiani appartenenti al contingente britannico giunse a San Martino, lungo la rotabile Borghi-Sogliano, strada che divideva lo schieramento tedesco da quello alleato. Gli alleati furono accolti con gioia dagli abitanti di casa Renzi e da altri civili rifugiati nelle grotte nel tufo vicino all’abitazione.
Alcuni tedeschi attaccarono casa Renzi e, al termine dell’azione, costrinsero cinque uomini italiani, Raffaele Gnudi, Guerrino Vandi, i due cugini Renzi, Guido e Mario, e l’anziano padrone di Casa Adamo Renzi, a seguirli per trasportare i feriti all’ospedale da campo di Santa Paola. Questi erano accusati di essere favoreggiatori delle truppe alleate.
Solo Adamo Renzi fu lasciato libero di tornare a casa, mentre gli altri furono costretti a proseguire con i tedeschi fino a Carpineta, raggiunta dopo 3 giorni nel 30 settembre 1944. I prigionieri furono costretti a restare con i tedeschi nella sede del loro comando, insediato nell’abitazione della famiglia Strada.
Il 4 ottobre 1944 i quattro italiani prigionieri furono fucilati dai tedeschi dopo essere stati obbligati a scavarsi la fossa.
I loro corpi furono sepolti da alcuni civili nei pressi del luogo dell’uccisione; in seguito furono traslati nei cimiteri dei rispettivi luoghi di residenza.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5499

Roncofreddo

Attilio Santini, anni 39, operaio.

Armando Santini, anni 34, falegname.

Paolo Gobbi, anni 62.
Il 4 ottobre 1944 alcuni militari indiani appartenenti al contingente britannico giunsero a casa Gobbi nei pressi di San Martino (FC) e furono accolti con gioia dagli italiani presenti.
Alcuni tedeschi attaccarono casa Gobbi facendo prigionieri Paolo Gobbi, Armando, Attilio e Davide Santini, accusati di essere favoreggiatori degli Alleati. Questi furono costretti a seguire i militari per trasportare un soldato indiano rimasto ferito.
Davide Santini, non riuscendo a seguire il gruppo, fu lasciato libero di tornare a casa, mentre gli altri furono costretti ad arrivare fino all’ospedale da campo di Santa Paola e poi a casa Fabbri presso Castiglione di Roncofreddo (FC).
Qui, nel pomeriggio del 4 ottobre 1944, secondo una prima ricostruzione, Paolo Gobbi e Armando Santini furono fucilati in una vigna dopo essere stati costretti a scavarsi la fossa, mentre Attilio Santini venne fucilato nella serata dello stesso giorno. Una fonte differente, invece, racconta che i tre uomini furono uccisi nello stesso momento.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5501

Gattolino
Fra quelli che aderiscono al movimento partigiano si ricorda il diciassettenne Vittorio Belli della 29ª brigata “Gastone Sozzi”.
Rastrellato dai tedeschi e adibito a lavori di fortificazione lungo la via Cervese, Belli muore il 13 ottobre 1944 all’ospedale […] di Cesena, dove era stato ricoverato, per le ferite causate dalle schegge d’una granata, da cui era stato colpito qualche giorno prima, mentre lavorava sotto l’oppressione tedesca.

Bagnile

Giovanni Solfrini, 32 anni. Colono, partigiano della 29a GAP.

Luigi Benini, 28 anni. Impiegato, partigiano della 29a GAP.

Angelo Sasselli, 29 anni. Colono, partigiano della 29a GAP.
Negli ultimi giorni di permanenza dei tedeschi nel territorio di Cesena, partigiani e civili ne catturarono alcuni alcuni e li consegnarono alle truppe alleate. Giovanni Solfrini, attivo nel movimento partigiano della zona, fece prigioniero un militare tedesco e lo rinchiuse nella propria abitazione, ma il questo riuscì a fuggire e ad avvisare i suoi compagni. In seguito a tale avvenimento, e ad altri sospetti sulla popolazione di Bagnile, i tedeschi effettuarono un rastrellamento radunando alcune persone e concentrandole dietro a una casa. Di questi, tre fermati furono uccisi: Giovanni Solfrini, Luigi Benini e Angelo Sasselli.

Fonte: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4928